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STORIA DI COSENZA

 
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STORIA COSENZA

STORIA ANTICA COSENZA

Storia di Cosenza, Storia Provincia di Cosenza: la storia di Cosenza e del suo territorio. Storia dell'Antica città appertenuta a Greci, Achei, Enotri, Bruzi, Brettii, Romani, Goti, Longobardi, "l'Atene della Calabria", il tesoro di Alarico, il Castello Svevo.

Storia di Cosenza

Le origini della città di Cosenza risalgono all'VIII secolo a.C. dove sorgeva un villaggio italico, tra il colle Pancrazio e la vallata sottostante. Nel IV secolo fu conquistata dal popolo Bruzio che fondò "Cossa" nella Valle del Crati, zona strategica per il controllo dell'area. Le Tribù dei Bruzi, considerate un popolo di feroci guerrieri diventati liberi dal controllo dei Greci, fondarono la loro capitale con in nome di "Cosentia" eretta sul colle Pancrazio e separata da due fiumi (Crati e Busento). Il colle Pancrazio fu liberato da un manipolo di mercenari africani al soldo di Dionisio alleato con i Lucani. A seguito di uno scontro sanguinoso, il colle fu finalmente conquistato dai Brettii guidati da una donna chiamata "Brettia" che costrinsero alla resa i lucani. In seguito i Brettii fondarono diversi villaggi distanti pochi chilometri l'uno dall'altro andando a costituire la Confederatio Bruttiorum, considerata l'attuale Provincia di Cosenza. Oltre a Cosentia fondarono Pandosia (ancora da individuare), Aufugum (attuale Montalto Uffugo), Argentanum, Clampetia, Bergae, Besidiae (attuale Bisignano), Ocriculum. In seguito il territorio fu sottomesso dai romani e Cosentia divenne un importante statio lungo la Via Capua-Rhegium. Divenne città commerciale sotto l'Impero di Augusto sino all'età tardo-imperiale. Nel 410 Alarico il re dei Visigoti, morì a Cosenza per malattia (probabile malaria) e venne sepolto con tutti i suoi tesori dai suoi uomini all'altezza dell'incrocio dei due fiumi, Crati e Busento, creando la famosa leggenda del Tesoro di Alarico, tutt'ora in voga. Nel corso degli anni si è scatenata la caccia all tesoro da parte di esperti d tutto il mondo. Anche i nazisti fecero campagne di ricerca come nel film "i predatori dell'arca perduta" alla ricerca del Santo Graal.

STORIA MEDIOEVALE COSENZA

Nel 568 fu trasformata in ducato, dall'VIII al IX secolo assunse il nome di Costantia sotto il dominio bizantino. In seguito alle battaglie tra saraceni e longobardi la città fu quasi distrutta e venne riedificata nel 988. Successivamente divenne ducato degli Svevi e fu una delle città predilette di Federico II. Nel XV secolo fu scelta come luogo di residenza da Luigi III d'Angiò. Nel periodo aragonese la città divenne capoluogo della Calabria Citeriore (attuale Provincia di Cosenza). Nello stesso periodo nacque l'Accademia Cosentina che sotto la guida di Bernardino Telesio divenne una delle principali istituzioni culturali dell'Italia Meridionale. A seguito dello stile culturale acquisito tra XV e XVI secolo, Cosenza viene attualmente considerata "l'Atene della Calabria".

STORIA CONTEMPORANEA COSENZA

Durante l'età Napoleonica la città di Cosenza fu considerata una città anticlericale, antiborbonica con forte orientamento libertario (derivato dai brettii). Durante la Restaurazione vi fu la rivolta del 15 marzo 1844.  In quel periodo i patrioti italiani, noti come i Fratelli Bandiera (Emilio ed Attilio), protagonisti del Risorgimento, furono fucilati nel Vallone di Rovito (Cosenza), dopo un fallito tentativo di eversione contro il regno di Ferdinando II, nella prospettiva dell'unificazione nazionale dell'Italiana. Attilio ed Emilio, figli del barone Francesco Giulio Bandiera (Ammiraglio) e di Anna Marsich, divennero ufficiali della Marina da guerra austriaca. Essi aderirono alle idee di Giuseppe Mazzini fondando la società segreta Esperia (nome antico dell'Italia data dai Greci). Il 25 luglio 1844 oltre ai Fratelli Bandiera fu fucilato anche Giuseppe Meluso di San Giovanni in Fiore ed altri sette patrioti. Un attimo prima di morire tutti gridarono Viva l'Italia! Tra i sopravissuti furono condannati all'ergastolo: Carlo Osmani di Ancona, Giuseppe Tesei di Pesaro, Giovanni Vanessi di Venezia, Giuseppe Pacchioni di Bologna.

 

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